Post by GMGPost by Roberto Deboni DMIsrNei paesi anglosassoni i "furbetti" non sono ammirati, e per questo,
suppongo (opinione ovviamente contestabile) che i commercianti
sentano di piu' la pressione della disapprovazione dei clienti,
quando per l'ennesima volta si accorgono di un prezzo maggiorato
alla cassa. E quindi i commercianti di questi paesi tendono di
piu' ad evitare di usare la "tecnica" come metodo di vendita.
Nel caso di svariati negozi in Italia invece ho la certezza che sia
una modalita' deliberata di vendita.
Io ho verificato personalmente, nei negozi di Londra,
che in Inghilterra vale il prezzo alla cassa.
Questo lo avevamo gia' appurato. Perche' si ripete ?
Post by GMGAnche io tengo i prezzi a mente ed ho anche contestato
il prezzo maggiore alla cassa... ma mi hanno sempre zittito,
e gli altri clienti, locali, con il loro palese "disprezzo" verso
la mia richiesta di vedermi applicato il prezzo del cartellino,
evidentemente pensavano che fosse giusto così.
Ritengo perche' a Londra di commercianti che fanno "i furbetti"
(come poi esemplifichero') ci sono pochi o nessuno.
Ovvero, il prezzo sbagliato e' considerato un "errore" e non
una "furbata".
Post by GMGLei dice che in Italia "ci provano"?
Se restiamo sul generico, potremo andare avanti per giorni, ognuno
a dire la sua, senza capirci. E' quindi mi tocca esemplificare.
Premetto subito che ci sono punti vendita ove e' evidente che si
tratta di errore, sviste dei commessi oppure ritardo nell'aggiornare
le etichette dopo modifiche del database. L'evidenza sta nel fatto
che gli errori sono a doppio senso, ovvero si trovano prezzi alla
cassa piu' bassi di quelli riscontrati allo scaffale.
In questi punti vendita, salvo l'errore non sia importante,
lascio perdere, perche' ritengo che gli errori si compensino.
Ma cosa ancora piu' interessante per lei: nel caso in cui trovo
la differenza "inaccettabile", non pretendo mai l'applicazione del
citato combinato disposto, ma mi limito a lasciare giu' l'articolo,
commentando: "e' troppo caro, avevo visto un prezzo piu' basso allo
scaffale." Non sono affatto, come potrebbe sembrare dai brevi commenti,
uno che fa il "furbetto" per "araffare" sconti il piu' possibile.
Anzi, le passo un ulteriore tassello, sono il tipo, che tanto e' rognoso
se la cassiera alla cassa sbaglia il resto a mio danno, se (capita
raramente ma capita, e non per centesimi) riscontro che la cassiera mi
ha dato un resto maggiore del dovuto, torno indietro e le allungo il
denaro in piu'. Semplicemente voglio che le cose siano fatte nel modo
giusto, e ritengo che, senza malanimo e/o malafede, cliente e cassiere
collaborano, serenamente, si puo' ridurre gli errori al minimo.
A tutto vantaggio delle cassiere, perche' se li mancano dieci euro in
cassa ogni giorno, non e' simpatico.
Ovviamente, non e' cosi' con certuni in questo paese, e le cassiere
rischiano una perdita (i loro errori a favore non vengono segnalati,
mentre quelli a sfavore, tutti o quasi). Ma se permette, questo e' un
problema che devono risolvere con i furbetti, non con il sottoscritto,
che non si mette certamente a fare il benefattore per i ladri (perche'
andare via con un resto piu' alto, sapendo che e' piu' alto e', in
principio, da ladri).
Post by GMGLo dice anche mia moglie e lo dicono anche i miei amici.
Ma sono io che faccio la spesa, mia moglie mi prepara la
lista ma è da oltre 30 anni che la spesa la faccio io,
e posso dire che, quando ci sono difformità di prezzo,
cartellino/cassa, sono spesso per errori di "codice a barre"...
Cosa significa "errori di codice a barre" ?
Post by GMGQuindi io penso che siano sviste fatte da chi mette i cartellini,
che deve svolgere altri mille lavori, piuttosto che volontarietà...
Ed ora esemplifichiamo dove sta la malafede: la questione dei prezzi
manipolati non e' meramente il prodotto che non segue le variazioni
di prezzi di mercato, per mancata efficienza nell'aggiornare i prezzi.
Bensi' si tratta dei prodotti scontati a breve periodo (da qualche
giorno a una settimana o piu') oppure di prodotti occasionali, che
vengono messi in vendita a prezzi scontati a fine serie, ma non
sempre, e qui sta l'inghippo.
Chiaramente qui entrano in pieno i vari discount, meno i grossi punti
vendita delle catene convenzionali (che cioe' tengono un ampio
assortimento costante, e che infatti sono quelli in cui gli errori
sono divisi equamente a favore e sfavore del cliente).
Ed ecco il giochetto: il prezzo della promozione viene "dimenticato"
anche per una settimana dopo che e' finita. L'unico modo per accorgersi
e' avere gli occhiali per vedere da vicino e leggere una scritta molto
piccola (per chi l'ha capito) in cui si leggono il numero del giorno
e del mese di fine promozione. Ma non sempre c'e'. Oppure ricordarsi a
memoria l'intero volantino dei prezzi della settimana precedente e
quindi ricordarsi che il prodotto era gia' scontato la settimana
precedente: ovviamente e' una cosa improponibile. Posso ricordarmi di
prodotti che prendo ogni settimana, ma quelli occasionali, che magari
non guardo neanche, saltando la pagina, come faccio a ricordarmeli ?
Lei dice: ma basta lasciare giu' l'articolo alla cassa e tutto va a
posto. Con il cavolo! La questione e' che se faccio la spesa alimentare
o un carrello pieno di roba: e come faccio ad accorgermi ?! Salvo
arrivare alla cassa avendo gia' fatto la somma a mente di quanto
dovrebbe essere il totale ? Il che significa che mediamente (e cosi'
e' successo varie volte i primi tempi che hanno cominciato) uno torna
a casa e si accorge della "sola". Che faccio, riporto l'articolo in
negozie e pretendo il reso ? Si puo' fare, a meno che sia un
deperibile, nel qualcaso, ovviamente respingono il reso. Ma la
questione e' che e' evidente la malafede. Anche perche' e' evidente
che l'errore e' SEMPRE a loro favore (si tratta di promettere uno
sconto che alla cassa non c'e'). E questo porta a molti a segnarsi al
dito tale comportamento. E trovare rimedio, se la legge lo permette
(ma alcuni magari se ne fregano della legge e usano altri metodi).
E la legge, lo permette: una legge perfettamente adatta per porre
freno a cio' che pare essere uno "sport diffuso" in Italia.
Peraltro, non e' neanche detto che la penalizzazione sia tale.
Mi segua:
"Il punto vendita potrebbe per articolo selezionati, trovare interesse
a continuare a venderli in promozione - verso i clienti che si accorgono
e reclamano lo sconto, perche', nonostante lo sconto, hanno un margine
sufficiente, e venduto e' pur sempre venduto."
Questo si applica utilmente dove ci sono limiiti alle promozioni (ovvero
in realta' non la fanno in barba ai clienti ma ai loro concorrenti e
alla vigilanza) e quindi le cose si complicano ulteriormente.
E poi c'e' la questione dei prezzi "fine-serie" (30% di sconto da Lidl,
50% altrove, etc.). Una volta era una regola sistematica, anzi ci si
poteva contare: il prodotto della settimana rimasto la settimana dopo
era in un cesto con tutto al 30% di sconto (solo i veterani, i primi
frequentatori se lo ricorderanno). In quel periodo le quantita' erano
veramente limitate, quindi chi faceva il ragionamento: aspetto la
settimana prossima, restava con un palmo di mosche. Ed infatti in
genere i prodotti al 30% erano di scarso interesse.
Oggi invece Lidl, ad esempio, a fine settimana, spesso ritira tutto
l'invenduto per spostarlo a filiale di altra regione o per un periodo
nuovo tra alcuni mesi. Ma non sempre: se la rimanenza e' di pochi
pezzi, viene scontato del 30% e messo in un cesto apposito.
E qui abbiamo l'ulteriore imbroglio: nel tempo hanno preso l'abitudine
di mettere nel cesto del 30% rimanenze senza la targhetta dello sconto
(che, per esempio, nei vestiari, non e' immediatamente individuabile).
Uno prende il prodotto, convinto che sia scontato e a casa (se non alla
cassa) scopre che il prezzo era pieno. Eppure era l'ultimo pezzo
(e quindi non e' stato un cliente a metterlo li', perche' proprio non
c'e' piu' lo spazio nello scaffale) e si trovava nel cestino del 30%.
Replica del responsabile, il giorno dopo: perche' ci sia' lo sconto,
deve esserci la targhetta. "E va bene, ma perche' mettete prodotti non
scontati nel cesto del 30% ?" Risposta: "E dove dovremo mettere
altrimenti le rimanenze ?" Capisce che nodino, dopo nodino, il cliente
comincia a seccarsi e diventare anche lui "pingolo".
Ma non basta: c'e' l'ulteriore giochino della scivolata dei prodotti.
Cioe' sotto il cartone del prodotto X non c'e' il prezzo del prodotto X,
ma quello del prodotto Y di fianco. Se la descrizione e' diversa, si
nota, ma se la descrizione e' simile, ancora una volta, occorre avere
l'animus dell'indagatore per decidere. E qui temo che dovro' fare una
precisazione, perche' sospetto che ad alcuni non gliene frega nulla del
prezzo: chi si rivolge ai discount e' perche' e' parsimonioso.
Ovvero, parita' di prodotto, cerca di acquistare dove costa meno.
Ovvero il frequentatore del discount non e' affatto detto che faccia
come il tipi frequentatore delle rivendite convenzionale, ovvero essere
"fedele", per cui "il prezzo e' quello e se mi serve lo acquisto lo
stesso". Invece, l'acquisto nel discount viene fatto in modo molto
selettico: se un prodotto ha il prezzo "sbagliato" non lo si acquista,
anche se se ne ha bisogno, perche' semplicemente si provera' in un
ulteriore negozio, oppure in un negozio ove il prezzo e' sicuramente
minore. Dato che non credo che lei ragioni in questi termini, mi
tocchera' fare un esempio. Nella GDO trovo il latte intero fresco
(lo scremato e' per malati e quello a lunga conservazione fa schifo)
a 80 centesimi al litro. Nel discount, l'intero fresco costa 90
centesimi al litro. Salvo promozione, nel qualcaso nel discount costa
70 centesimi al litro. Essendo il prodotto equivalente (almeno al
mio gusto) se e' in promozione lo prendo al discount, altrimenti lo
prendo nella GDO. E' per questo che se vedo 70 centesimi e alla
cassa mi trovo 90 centesimi la cosa non mi va giu'. Perche' se sapevo
che erano 90 gia' allo scaffale, non l'avrei preso. Lei dice:
"Ma quante storie, lo lasci giu' e se ne vada alla sua GDO!"
Ma a parte il dovresi accorgere in tempo, la cosa e' decisamente
irritante, perche' causa anche perdite di tempo. Oltre al fatto,
che come spiegato, ad un certo punto uno, a furia di farsi nodini,
diventa anche lui "sottilmente pignolo" come il responsabile di
filiale. E quindi: secondo lei, visto che ho la legge dalla
mia parte, dovrei fargliela passare liscia, quando e' evidente
la malafede ?
Ah, dimenticavo, controllate anche il peso dove la merce viene
pesata alla cassa. In due discount ho riscontrato che una cassa
in ogni una, quella che fa servizio costante, quando le altre
sono chiuse, pesa un 10% in piu' del reale. Ovvero tutti gli
sconti del 10% (frequenti) sono in realta' annullati.
Che mi dice ? Si, si', potrei chiamare i vigili, ma alla fine,
quale migliore punizione se non evitare l'acquisto ?
Se lo facessimo tutti (come i tedeschi, ed e' per questo che
li i commercianti non sgarrano) i furbetti chiuderebbero.
Ma questo e' il paese del misto di polli e volemose bene.
Non faccio il nome perche' non ho verificato se e' una prassi
di tutte le filiali di quel discount e magari e' solo una
iniziativa di due "capi-filiale".
Post by GMGPoi lei, e mia moglie, potete dirmi che queste "sviste"
involontarie sono sempre a vantaggio del commerciante
ergo il "capo" guadagna dalle sviste dei tartassati
dipendenti...
La domanda che mi sono posto: ma il dipendente cosa ci guadagna ?
Ed ho trovato delle risposte, ma siamo sul penale ...
Post by GMGMa questa è una dietrologia troppo avulsa dai miei pensieri.
Eppure lei ha notato la differenza tra Londra e qui.
Forse qualche riflessione dovrebbe farsela se i compratori
inglesi sono cosi' tolleranti come quelli italiani a questi
"giochini" ? Lei pensa che lo siano solo perche' l'hanno
guardata storto, ma in realta' e' perche' l'hanno guardato
storto perche' "sanno" di avre gia' "educato" da sempre il
commerciante ?